Qualche tempo fa, mi è capitato di leggere un interessante romanzo di Ian Mc Ewan, intitolato “Macchine come me”, che mi ha fatto riflettere sul tema delle relazioni nell’era tecnologica.
Riassumendo la trama, l’autore ci accompagna lungo un viaggio in un presente fatto di elettronica, cellulari, computer e addirittura androidi: sul mercato sono appena stati immessi 25 prototipi di umanoidi perfettamente realistici, 13 donne chiamate Eve e 12 uomini di nome Adam. Sono persone artificiali, eppure in grado di sviluppare una personalità, una coscienza ed una emotività proprie.
Ora, aldilà della vicenda di per sé molto intrigante, ciò che mi ha colpito è la riflessione sul contrasto tra antropologia ed elettronica. Contrasto che si riallaccia al tema delle relazioni umane.
Antropologia ed elettronica
E’ possibile che la tecnologia sia talmente progredita, fino ad invadere ogni aspetto della nostra esistenza?
Quando dico ogni aspetto della nostra esistenza, intendo riferirmi anche alla sfera della comunicazione, dove chiaramente la tecnologia la fa da padrona.
Ci rendiamo conto del fatto che l’era tecnologica ha creato una sorta di matrimonio tra antropologia ed elettronica? Ci accorgiamo che le nostre relazioni sono totalmente condizionate da smartphone, social e app?
Quando si poteva uscire a cena, o quando si saliva su una metropolitana affollata, la tipica immagine che si riproponeva sempre uguale a se stessa era quella di tante teste chine illuminate da uno schermo e di rapide dita intente a chattare… un panorama piuttosto desolante.
Incontri reali ed incontri virtuali
La sensazione è che si stia andando verso un futuro sempre più artificiale. Sempre più costruito in laboratorio.
Ci fidiamo più di un algoritmo, che dell’intelligenza umana.
Oggi le persone si conoscono su una chat, se sono sole prediligono l’incontro virtuale a quello reale. Ma perché? Cosa nasconde questa tendenza? Ci si sente più protetti o solo più comodi dietro uno schermo?
L’incontro reale spaventa, mentre quello virtuale rassicura…?
Lascio a voi la risposta.
Nel mentre, vi invito a proiettarvi in un ipotetico futuro, dove gli esseri umani saranno “mescolati” con gli androidi, e poi dagli androidi saranno persino sostituiti. Immaginate una landa di spie luminose e software. Voci metalliche e ragionamenti sulla base di algoritmi e memorie complesse. Sentimenti ed emozioni artificiali.
E l’amore?
A me fa impressione. Oltre che farmi paura.
Rimediare un pò d’amore
Abbiamo creato una macchina intelligente e consapevole e l’abbiamo gettata nel nostro mondo imperfetto. Ideata in base ai principi generali della ragione, ben disposta nei confronti dell’altro, una mente di questo tipo precipita ben presto dentro una bufera di contraddizioni. Noi ci siamo abituati, e il solo elenco ci sfinisce. Milioni di individui che vivono nella povertà quando ci sarebbe il necessario per tutti. Danneggiamo la biosfera quando sappiamo che è l’unica nostra casa. Ci minacciamo reciprocamente con le armi nucleari pur sapendo a cosa potrebbero portarci. Amiamo gli esseri viventi ma permettiamo l’estinzione in massa di intere specie. E poi tutto il resto: genocidi, torture, schiavitù, violenze domestiche, abusi sui minori, sparatorie nelle scuole, stupri e altre decine di orrori quotidiani. Viviamo circondati da questi tormenti e non siamo neppure stupiti di riuscire comunque a rimediare un po’ di felicità, e addirittura amore. La mente artificiale non ha le stesse difese. Pag. 174, “Macchine come me” di Ian Mc Ewan, 2019.
Se vuoi immaginare un futuro diverso, chiamaci!
Un mondo reale, fatto di incontri reali.